INCONTRI DI FORMAZIONE 

PER CATECHISTI ED EDUCATORI

 

PRIMO INCONTRO 

Castellazzo, Domenica 15 novembre 2009

TEMA: ESSERE UN EDUCATORE

Si è tenuto a Castellazzo il primo incontro di formazione catechisti di quest’anno  che ha avuto come tema centrale la figure dell’educatore.

Obiettivo  della formazione: nessuno di noi è maestro, perché unico Maestro è il Signore ed è alla sua sequela  che noi ci mettiamo per cooperare, con i tempi che lui ci dà e nei luoghi dove lui ci mette, all’azione dello Spirito nella crescita dell’esperienza cristiana, secondo il criterio della Chiesa che è quello della Comunione.

Proprio per questo nessuno può sentirsi escluso.

 

Primo momento:  messa e lezione di Don Roberto

LEZIONE DI DON ROBERTO

Ci avviciniamo alla fine dell’anno liturgico e le letture come vedete si complicano, si parla di parusia. Si parla di angeli…"in quel tempo sorgerà Michele", si parla di segni "in quei giorni il sole e la luna saranno oscurati, gli astri cadranno", che significato dare a tutto questo in particolare a chi è chiamato ad accompagnare i ragazzi nella fede.

Innanzitutto il messaggio della liturgia di oggi è un messaggio di speranza. Il messaggio è questo: la storia è incamminata non verso la catastrofe, ma verso il compimento del regno di Dio. Gli stessi eventi cosmici che vengono indicati sono segni di una causa determinante che sta fuori dal mondo, sta nella volontà di Dio. La storia, la nostra storia è nelle mani di Dio.

Come prima cosa allora chi annuncia il vangelo è innanzitutto profeta di speranza. Noi siamo chiamati ad essere portatori di speranza, come dice Pietro "siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto". Vi ricordate come comincia Gesù il suo annuncio? Con un messaggio di speranza: "Il tempo è compiuto il regno di Dio è vicino". Secondo: questo messaggio di speranza ci deve interpellare e coinvolgere in prima persona: Gesù infatti nell’annuncio prosegue dicendo "il regno di Dio è vicino convertitevi e credete al vangelo". Ognuno di noi è chiamato a convertire prima di tutto il proprio cuore. Quindi non solo annunciatori di speranza ma testimoni che la nostra vita vive di questa speranza, che non esistono altre speranza che possano dare senso alla nostra vita. La luna e il sole oscurati, le stelle che cadono potremmo vederli come quell'insieme di certezze, speranze, modi di vivere, …, che ai nostri occhi possono sembrare magari anche luminose, che però vengono oscurare dallo splendore che esce dal figlio dell’uomo che viene sulle nubi. Molte delle nostre speranze sono false speranze che non reggeranno, che cadranno, in ogni caso non paragonabili a quella offerta da Dio in Gesù. Ci sono tanti venditori di fumo oggi. Se leggete tutto il capitolo 13 di Marco Gesù mette in guardia da quei "molti che verranno e diranno che sono loro i salvatori …. vi inganneranno: non credete a questi". Dobbiamo avere il coraggio di guardare prendere in mano e verificare queste speranze. "Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno". Le Parole che stiamo consegnando ai ragazzi sono parole di vita eterna. Noi dobbiamo essere consapevoli di questo grande dono che stiamo loro offrendo: è vero che passa per la fragilità, il limite, la difficoltà delle nostre mani della nostra persona, ma rimane il regalo più grande che possiamo fare per loro, e dobbiamo cercare di farlo comprendere anche ai loro genitori.

Il terzo punto che possiamo ricavare dalle letture è l’importanza dell’Oggi del "qui e ora" della nostra vita. Attendiamo la seconda venuta di Gesù, ma questa venuta non è qualcosa di fatale nella nostra vita, che ci fa dire "chissà come andrà a finire?", se leggete tutto il capitolo 13, si vede come la venuta di Gesù si lega alla nostra responsabilità, al nostro vegliare, essere svegli nell’attesa. Tradotto significa che l’esito della venuta, salvezza o condanna, dipenderà proprio dalla posizione che si è presa nei confronti di Gesù, se abbiamo almeno provato a percorrere il suo stesso cammino.

Il cristiano allora non è uno spettatore passivo di ciò che accade attorno a se, ma è impegnato a collaborare con il Signore per la costruzione di un mondo che sia anticipo e annuncio del Regno futuro.

La prospettiva della fine non ci toglie dall’oggi in cui viviamo, rimandando tutto a quel momento, "vedremo poi alla fine intanto mi faccio i fatti miei", ma ci deve far guardare alla nostra vita in un ottica di verità. Solo chi conosce la meta non si perde nel cammino. La vita del regno ha bisogno di agganci sulla terra. Un teologo ha scritto “La vita eterna ha a che fare con la qualità dell’amore della nostra vita terrena qui e ora”. Chiamati ad accompagnare i ragazzi a fare loro il comandamento dell’amore: "ama Dio e il prossimo".

Quarto e ultimo punto. La speranza cristiana ha la forma della parabola, del segno. "Dal fico imparate questa parabola: quando il suo ramo si fa tenero e mette le foglie voi sapete che l’estate è vicina". Bisogna imparare dal fico, dai segni della primavera, dallo sbocciare delle gemme, la vicinanza del frutto maturo. E’ il tema del saper leggere ciò che ci capita, il tema del discernimento. Dobbiamo vivere i momenti della vita con questo carattere promettente, con questa capacità di profondità. Dobbiamo imparare a vedere i segni promettenti della vita dei nostri ragazzi, quelli in grado di dare frutti buoni. Nell’incontro che faremo dopo la messa saremo accompagnati dal brano dei discepoli di Emmaus: Gesù con loro fa questo, li aiuta a rileggere in profondità ciò che i due hanno vissuto e stanno vivendo. Aiutare ad alzare lo sguardo. Io posso vivere bene davvero il presente solo se non lo trasformo in bene assoluto, ma se vivo il mio lavoro come attestazione di un impegno più grande, se mi dedico alla famiglia come testimonianza del dono della mia vita, se impiego i miei doni e talenti per costruire me stesso e gli altri…Tutto questo nella logica del "già e non ancora". San Giovanni dice "Noi siamo già figli ma quello che saremo non è stato ancora rivelato pienamente". Vivere l’oggi, la realtà terrena come segno e anticipo della realtà celeste, ed è possibile perché questo è quello che Gesù ci ha insegnato e ci ha fatto vedere. Il Natale ci fa entrare in questa logica.

Compito dell’educatore è allora aiutare i ragazzi ad acquisire questo sguardo capace di andare in profondità, è ovvio che noi non possiamo portare con grande successo nessuno in un luogo dove noi non siamo mai stati e non vogliamo andare (Messa, preghiera, confessione, …). Dobbiamo allora metterci in questa logica di lasciarci accompagnare nella fede per accompagnare poi altri. Le classi dei sacramenti come occasione per vedere il nostro rapporto con il sacramento che celebriamo. Altrimenti il rischio è quello di essere sgridati da Gesù come capita ai famosi sacerdoti del vangelo dove si dice: "mettono sulle spalle della gente pesanti fardelli che però loro non vogliono toccare nemmeno con un dito. Fate quello che vi dicono ma non quello che fanno…" e così la testimonianza crolla, e con dei ragazzi e giovani il danno è fatto, persa la testimonianza rimane un contenuto, si torna a scuola di catechismo, un’altra ora di scuola che si aggiunge alle altre.

 

Secondo momento: colazione fraterna

 

Terzo momento:  attività  di approfondimento e laboratori

Punto di partenza il vangelo di Luca 24,13 raccontato attraverso una profonda drammatizzazione.

La meditazione del brano ha proposto poi due filoni di ricerca: lo stile di Gesù e quello dei discepoli .

In seguito nei gruppi sono stati affrontati i seguenti temi :

1- I miei bisogni di educatore

2- Le mie delusioni, sofferenze, perdite di speranza, voglia di scappare come educatore

3- Le mie gioie e ciò che ho imparato come educatore

4- Obiettivi che mi pongo  come educatore

5- Come cerco di far funzionare il gruppo di educatori

6- Qual è il fondamento su cui baso il mio essere educatore  

Alcune indicazioni uscite dai gruppi: per essere educatori credibili  occorre testimoniare con lo stile della propria vita.

Occorre suscitare l’interesse per la figura di Gesù e per la sua Parola

Aiutare i ragazzi a riconoscere che la gioia vera viene da Gesù

Cercare di rendere critici i ragazzi verso la realtà che li circonda in modo da renderli responsabili.

Diventare per loro un punto di riferimento

Stare volentieri con loro, interessarsi, conoscerli - Gesù ama stare con noi

Sapersi mettere in gioco

Comprendere la bellezza di vederli crescere piano piano e acquisire la capacità di trasmettere a loro volta i valori che cerchiamo di condividere con loro

Sapersi stupire

Accettare la fatica di mettersi in circuito

Accettare la fatica di mettersi in discussione e ricominciare

Comprendere che ogni ragazzo ha tempi diversi e saperli rispettare

Avere gli occhi aperti sui bisogni dei ragazzi

Imparare a fare i conti con la coerenza

Spiegare con la Parola e saper attualizzare gli insegnamenti

Vivere nel gruppo di educatori una relazione alla pari

Avere un momento di riflessione insieme alla fine della riunione

Fare sì che tutti gli educatori  sappiano il lavoro che si deve svolgere nella riunione ed ognuno sia consapevole del proprio compito.

E’ fondamentale preparare l’incontro insieme

Il fondamento del nostro lavoro è Gesù Cristo

Anche gli educatori hanno bisogno di essere accompagnati

Anche gli educatori hanno bisogno di punti di riferimento

Pazienza e perseveranza sono caratteristiche fondamentali – non avere paura di ricominciare  

Esiste un bisogno fondamentale nell’uomo , imprescindibile, che se non trova risposta  lo rende  senza speranza, incapace di comprendere sé stesso ed il mondo in cui si trova e questo è  il bisogno di incontrare personalmente il Signore  

La sintesi finale ha sottolineato alcune azioni fondamentali di Gesù che emergono dal brano e che sono per noi modello  di riferimento per la nostra vita e per il nostro compito di educatori.  

Gesù: prende l’iniziativa, raggiunge i discepoli, li accompagna, li ascolta, dialoga con loro, costruisce una relazione, accetta di ricominciare da capo esprimendo grande senso di paternità e riciclando il male in bene, usa gesti e parole, parte dalla Parola di Dio, è libero e lascia liberi, non impone la propria persona e sa ritirarsi al momento giusto , non si appropria dei discepoli.

Noi non saremo mai i Maestri ma rimaniamo discepoli: il vero Maestro è Gesù e noi stiamo di fronte a Lui per imparare.

Rimane volentieri con loro, spezza il pane , vive la comunione con i discepoli.

Dona la gioia della pienezza.

Questo cammino da Gerusalemme ad Emmaus e viceversa è un cammino che richiede pazienza e dura anni.  

 

 

Gli incontri previsti sono 4

Il prossimo si terrà a Castellazzo il 13 dicembre 2009

 

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